Mostra: l’arte e gli artisti al centro
L'arte di oggi, di fronte ai conflitti e ai sussulti del mondo, testimonia la parte più preziosa dell'umanità, in un momento in cui l'umanesimo è messo in pericolo. Essa è il luogo per eccellenza della riflessione, dell'espressione individuale e della libertà, così come degli interrogativi fondamentali. Sogni e utopie, relazioni con l'altro e gli altri, legami alla natura e al cosmo, oltre che a una dimensione spirituale, trovano nell'arte il loro spazio di predilezione. In ciò, l'arte è l'ultimo baluardo, un giardino da coltivare al di là delle mode e degli interessi specifici e rappresenta anche un'alternativa all'individualismo e all'indifferenza. L'arte ci costruisce ed edifica. È un sì alla vita, certamente spesso seguito da un ma, in un momento di disordine globale. Più che mai, il ruolo, la voce e la responsabilità dell'artista appaiono dunque cruciali nell’insieme dei dibattiti contemporanei. È grazie alle individualità che si disegna il mondo di domani, un mondo dai contorni incerti, di cui gli artisti meglio degli altri intuiscono la direzione.
Viva Arte Viva è così un'esclamazione, un'espressione della passione per l'arte e per la figura dell'artista. Viva Arte Viva è una Biennale con gli artisti, degli artisti e per gli artisti, sulle forme che essi propongono, gli interrogativi che pongono, le pratiche che sviluppano, i modi di vivere che scelgono.
La Mostra offre un percorso espositivo coniugato alle opere degli artisti, piuttosto che un tema conduttore unico, in un contesto teso a favorirne l'accesso e la comprensione dei significati, generando incontri, risonanze e riflessioni. Il percorso si sviluppa così intorno a nove capitoli o famiglie di artisti, con due primi universi nel Padiglione Centrale e sette altri universi che si snodano dall'Arsenale fino al Giardino delle Vergini. Ogni capitolo costituisce di per sé un Padiglione o un Trans-padiglione, in senso transnazionale, che riprende la storica suddivisione della Biennale in padiglioni, il cui numero non ha mai cessato di crescere dalla fine degli anni ‘90. Questo cenno semantico fa riferimento alla questione, spesso dibattuta, sulla pertinenza dei padiglioni nazionali, superandola dal momento che ogni universo vede coinvolti artisti di ogni generazione e provenienza. Pertanto, nessuna materiale separazione ritma il percorso di questi padiglioni, che si succedono tra loro in maniera fluida, come i capitoli di un libro. Dal Padiglione degli Artisti e dei Libri al Padiglione del Tempo e dell'Infinito, questi nove episodi propongono un racconto, spesso discorsivo e talvolta paradossale, con delle deviazioni che riflettono la complessità del mondo, la molteplicità delle posizioni e la varietà delle pratiche. La Mostra si propone così come una esperienza che disegna un movimento di estroversione, dall’io verso l'altro, verso lo spazio comune e le dimensioni meno definibili, aprendo così alla possibilità di un neoumanesimo. Questo moto di apertura del soggetto verso l’ignoto, dove esperienza e speculazione vengono messe in primo piano, rappresenta di per sé una risposta a un clima conservatore, pericolosa origine di opinioni scontate, diffidenza e indifferenza.
Viva Arte Viva vuole al contempo infondere un’energia positiva e prospettica, rivolta ai giovani artisti e che al contempo dedica una nuova attenzione agli artisti troppo presto scomparsi o ancora misconosciuti al grande pubblico, malgrado l'importanza della loro opera. Scoperte e riscoperte permettono di articolare le opere di diverse generazioni di artisti, che, in ognuno dei Padiglioni, offre una prospettiva sulle questioni spesso sollevate a partire dagli anni '60 e soprattutto dagli anni '70. Esse vengono riprese e riformulate oggi in un contesto antropologico e sociologico in piena trasformazione, la cui inclinazione è ancora incerta; ancora vive, in quanto talvolta prive di risposta, queste problematiche permettono di iscrivere l'arte nella realtà della sua epoca, riflettendo interrogativi che sono anche quelli della società civile. Benché l’arte non abbia cambiato il mondo, rimane il luogo in cui poterlo reinventare.
Partendo dal Padiglione degli Artisti e dei Libri, la mostra pone come premessa una dialettica che attiene alla società contemporanea, al di là dell'artista stesso, e che interroga tanto l'organizzazione della società quanto i suoi valori.
L'arte e gli artisti vengono quindi collocati al centro della Mostra che inizia da un’indagine sulle loro pratiche e il modo di fare arte, tra ozio e azione, tra otium e negotium. L'otium romano, erede della scholè greca, rappresenta un momento privilegiato, oggi impropriamente tradotto in tono peggiorativo dal termine pigrizia, o in inglese dalla parola leisure, che assume un significato non distante da entertainement.
L’otium, all’opposto del mondo degli affari o del negotium, a cui comunque l’artista non sfugge, implica al contrario quel tempo libero, quel momento di inoperosità e di disponibilità, di inerzia laboriosa e di lavoro dello spirito, di tranquillità e azione, in cui appunto nasce l’opera d’arte.
La scelta stessa di essere artista implica una posizione sociale che, benché oggi molto reclamizzata e riconosciuta, non mette in discussione né il ruolo del lavoro, come valore assoluto del mondo contemporaneo, né, come corollario, quello del denaro. È una scelta che implica una posizione particolare sul modo di considerare l’uomo nella sfera privata e in quella pubblica, non l'uomo dei media, ma l’uomo di fronte alla cosa pubblica. Seppure anche l'artista lavorando produca opere destinate a un sistema commerciale, sono le modalità stesse della sua attività a proporlo come un'alternativa, nella quale la necessità dell'inattività o dell'azione non produttiva, del vagabondaggio mentale e della ricerca rimangono basilari. E questa posizione non è dunque priva di conseguenze sul modo in cui la società civile potrà considerare il tempo libero, non più ritenendolo consumato, per non dire sprecato, bensì come tempo da dedicare a sé.